Relazione tra acufene e disfunzioni dell’Articolazione Temporo Mandibolare

Gli acufeni che hanno origine da disfunzioni dell’articolazione temporo mandibolare sono in una percentuale di casi variabile tra il 25% e il 65%. Questa associazione tra le due malattie è possibile per il comune sviluppo embriologico dell’orecchio medio con il sistema trigeminale della mandibola. Si sospetta un’origine da disfunzioni dell’articolazione temporo mandibolare se si osservano sintomi associati di alterazione del movimento mandibolare, rumori alle articolazioni temporo mandibolari, dolori facciali e mandibolari, otalgia e dolori cervicali.

Alcune caratteristiche dell’acufene possono far ipotizzare un ruolo patogenetico dell’articolazione temporo mandibolare e orientare di conseguenza la terapia.

Anzitutto in questi casi l’acufene è riferito prevalentemente dallo stresso lato dell’articolazione interessata. I pazienti che presentano acufeni legati all’ATM, oltre a sintomi locali che riguardano strettamente l’articolazione (asimmetrie facciali, malocclusioni dentarie, bruxismo, contratture ai muscoli masticatori) possono riferire una vasta gamma di sintomi, alcuni chiaramente non legati all’orecchio, quali mal di testa, dolori facciali, dolori cervicali, lombosciatalgia, ma anche altri di abituale pertinenza otorinolaringoiatrica: senso di ovattamento, prurito e dolore auricolare, instabilità posturale e vertigini. La presenza di sintomi apparentemente legati all’orecchio potrebbe ancora più chiaramente orientare verso un caso di acufene legato a disfunzione dell’articolazione temporo mandibolare quando l’otorinolaringoiatra ha escluso cause di sua competenza.

L’indagine nei confronti dell’articolazione temporo mandibolare deve essere approfondita specialmente nei casi in cui alla presenza dell’acufene non corrisponda una possibile causa otologica.

Le articolazioni temporo-mandibolari sono le giunzioni tra le ossa temporali del cranio e l’osso mascellare inferiore. In un soggetto sano i condili mandibolari si collocano al centro della cavità glenoide dell’osso temporale che li accoglie, in rapporto prevalente con la parete antero superiore. Fra le superfici articolari è interposto un disco detto menisco. Condilo e menisco dovrebbero muoversi in sinergia durante l’apertura della bocca. Ma si possono verificare delle condizioni di natura infiammatoria e degenerativa che vanno ad interessare le articolazioni temporo mandibolari, la muscolatura mandibolare e le strutture che con esse contraggono rapporti anatomo-funzionali.

L’origine dei disordini temporo mandibolari è multifattoriale, per sovrapposizione di malocclusione dentale, fenomeni biologici e psicologici, traumi, stili di vita predisponenti.

I disordini temporo mandibolari si possono riassumere in due categorie: disturbi muscolari (spasmi contratture, trigger point, dolori muscolari spesso associati a bruxismo e serramento) e patologie articolari che possono essere intracapsulari quando interessano l’articolazione ed extracapsulari quando colpiscono i legamenti esterni dell’ATM. Le patologie intracapsulari si distinguono in:

  • Click o incoordinazione condilo meniscale riducibile, quando il menisco dislocato in avanti viene ricatturato durante l’apertura della bocca.
  • Incoordinazione condilo meniscale irriducibile, quando il menisco dislocato in avanti non viene ricatturato.
  • Blocco temporo mandibolare, è una incoordinazione discale irriducibile che evolve in una limitazione mandibolare improvvisa associata a dolore articolare importante.
  • Artrosi temporo mandibolare, è malattia cronica degenerativa che porta all’usura e/o alla perforazione menisco articolare, all’alterazione delle superfici articolari e cartilaginee, e alla formazione di osteofiti.

Le patologie extracapsulari si distinguono in:

  • Sublussazione condilo mandibolare, quando il condilo avanza per aumentata elasticità della capsula e dei legamenti esterni, ma non supera i limiti anatomici.
  • Lussazione completa condilo mandibolare, quando il condilo avanza superando i limiti anatomici e si rende necessaria una manovra di sblocco con riposizionamento della mandibola.

Il protocollo terapeutico degli acufeni che hanno un’origine cranio-cervico-mandibolare è complesso.

Dopo la visita del paziente con una anamnesi prossima e remota si prescrive una risonanza magnetica dell’articolazione temporo mandibolare. Contemporaneamente si associano degli esercizi di terapia miofunzionale da fare a casa a dei trattamenti di osteopatia. Una volta esaminata la risonanza magnetica, se necessario, si procede alla costruzione di un dispositivo intraorale, ovvero un bite gnatologico specifico per le problematiche del singolo paziente. Questi dispositivi possono essere classificati in tre grandi categorie:

  • Bite o placca di svincolo, toglie le interferenze occlusali che possono condizionare il movimento mandibolare. Serve a deprogrammare la mandibola e viene fabbricato con una superfice liscia per non creare interferenze con l’arcata antagonista. Bite di questo tipo sono la placca di Federici e il bite di Hawley.
  • Bite o placca di riposizionamento, riposiziona la mandibola in una posizione ben definita e corretta. Questo bite ha dei piani inclinati o delle guide che consentono alla mandibola di andare nella posizione voluta dal clinico. Per fabbricarlo è indispensabile il morso di costruzione che stabilisce appunto la posizione terapeutica. Sono bite di riposizionamento la placca di Farrar e il M.O.R.A. di Gelb (Mandibular Orthopedic Repositioning Appliance).
  • Bite o placca di stabilizzazione, consolidala posizione acquisita con l’utilizzo di altri bite, protesi o trattamento ortodontico. La superfice di questi bite ha contatti ben precisi con l’antagonista che vengono modellati per realizzare un libero e stabile ingranaggio. Tra questa categoria di bite possiamo ricordare la placca di Michigan e l’ortodico di Jenkelson).

I bite gnatologici modificano i rapporti inter-occlusali e identificano la posizione terapeutica corretta fra le due arcate dentarie al fine di rimuovere il possibile conflitto articolazione mandibolare e orecchio.

Sono molte le esperienze nel campo dei disturbi cranio cervico mandibolare riportate dalla letteratura che dimostrano la potenziale efficacia deltrattamento sulla sintomatologia collaterale delle disfunzioni dell’articolazione temporo mandibolare che includono possibilità terapeutiche anche per l’acufene. Per questo è necessaria una diagnosi approfondita e un approccio multidisciplinare tra gnatologo, otorinolaringoiatra e osteopata.